Cerca nel blog

giovedì 7 novembre 2013

"I DANESI"

Penso che uno degli errori che commettiamo più spesso sia quello di fare generalizzazioni. Quando viviamo un' esperienza spesso etichettiamo con il significato ricevuto da essa una cerchia  di cose o di persone più grande rispetto a quella su cui è focalizzata l' esperienza.
In questo post ho deciso di salvarmi e di non commettere questo errore. Non potendovi raccontare di tutti i danesi, non conoscendo le 5.000.000 di persone che abitano questa terra; mi limiterò a descrivere quelli che ho conosciuto e gli atteggiamenti che ho potuto notare.
Per prima cosa però vorrei elencarvi tre regole generali, pensate da me,per interagire bene con "i danesi":

1. ESSERE SORRIDENTI E SOCIEVOLI.

2. ESSERE COMPOSTI NELLA COMUNICAZIONE, CIO' CHE INTENDO E' DI NON GESTICOLARE TROPPO, NON TOCCARLI A MENO CHE NON SI HA UNA GRANDISSIMA CONFIDENZA E ALLINEARSI CON IL TONO DI VOCE A QUELLO DELL' INTERLOCUTORE: MEGLIO EVITARE DI ALZARE TROPPO LA VOCE COME FACCIAMO SPESSO NOI ITALIANI.

3. ESSERE QUANTO PIU' NATURALI POSSIBILI, EVITANDO ATTEGGIAMENTI  DI SUPERIORITA'.

Le regole che ho suggerito sono basate su un comportamento a specchio che funziona sempre per creare empatia. Quindi, la prima regola è perchè spesso mi è capitato di incontrare persone in strada o in treno che mi sorridevano nonostante non le conoscessi. Un buona abitudine che in parte dell' Italia avete dimenticato da un pezzo e che a Napoli stiamo cominciando a dimenticare.
 L' origine di questa felicità e di questi sorrisi penso sia data da due ragioni differenti: nella mia città è perchè le persone sono molto estroverse e socievoli. In Danimarca, non penso sia per questo, penso che il motivo sia che i danesi vivono la giornata e riscontrano la felicità nelle piccole cose che poi esternano con un sorriso naturale. Sto scrivendo questo post in classe e i miei compagni sono felici semplicemente perchè la professoressa ha portato un pacco di caramelle da condividere con tutti dopo il lavoro che stiamo per svolgere. Questa è ciò che intendo quando dico che sono le piccole cose a far felici queste persone.

La seconda regola è perchè "i danesi" hanno modi abbastanza gentili e tranquilli di comportarsi, quindi è sconsigliabile farsi notare alzando la voce o credere di entrare più in confidenza con una persona toccandola.
Non si può diventare amici di un danese da un giorno all'altro, ci vuole pazienza e onestà per instaurare un rapporto duraturo con chiunque.
L'ultima regola è perchè i danesi guardano con disprezzo alle persone che si credono superiori per qualche motivo, quindi le isolano o comunque non le danno importanza finchè non si decidono a scendere con i piedi per terra.
Il mio primo impatto con queste persone è stato abbastanza positivo, poi ci sono sempre quelle regolette sociali, come alcune di quelle che vi ho spiegato, che è necessario conoscere per integrarsi al meglio in una società diversa da quella in cui si è sempre vissuti. 
Mi trovo bene con queste persone, sono interessanti e scriverò un nuovo post su di loro quando qualcos'altro mi colpirà.

PER QUALSIASI DUBBIO COMMENTATE E SUGGERITE IL POST SE VI PIACE!
VI SES (CIAOOO) !!!

martedì 8 ottobre 2013

Uno sguardo "col binocolo" alla scuola danese.

Uno sguardo col "binocolo" perché solo con quello la possiamo vedere!
Penso che l'educazione in Danimarca sia totalmente diversa da quella italiana per una serie di aspetti.
In primo luogo le giornate scolastiche sono organizzate diversamente, sono più lunghe e con numerosi break che consentono agli studenti di rilassarsi, socializzare, mangiare e quanto altro; inoltre il sabato non si va a scuola.
L' intero campo studentesco è coperto da rete Wi-fi consentendo così l'utilizzo di Internet anche all' interno dell'edificio scolastico cosa non consentita in Italia. Le lezioni non si svolgono in modo tradizionale, ma vengono favoriti i team-work che consentono non solo la crescita dei singoli ma anche la crescita dell' intero gruppo classe e aiutano noi studenti a capire il senso della collaborazione e dell' umiltà. Ebbene si, non c'è un group leader, tutti collaborano allo scopo finale che solitamente consiste nel fare una presentazione alla classe analizzando il problema e esponendo la soluzione ai compagni: il famoso concetto del problem solving.

State tranquilli riguardo al fatto di avere un 2 o una nota negativa perchè avete dimenticato qualche libro o perchè non avete portato il compitino a scuola, qui tutto viene caricato on-line e spedito ai professori tramite un sito chiamato LECTIO e a cui ogni studente può accedere con la propria password. A  loro volta i professori caricano sul sito i documenti da studiare o quelli necessari per studiare la lezione del giorno. In questo modo le vostre schiene dovranno sopportare davvero poco peso, quello del vostro portatile che vi assicuro non si dimentica mai!

Lectio non solo mostra i documenti e l'assegno, ma anche tutte le vostre assenze, rielaborando un grafico per esse,mostra il vostro orario scolastico e rende possibile mandare messaggi privati agli altri studenti della scuola o ai professori stessi in caso di chiarimenti. Non immaginate la soddisfazione che si prova nel non dover mettere nulla al mattino nella cartella se non del cibo per il pranzo, il quale può anche essere acquistato alla mensa e il proprio computer portatile. Niente quadernoni e niente libri pesanti!
Penso che tutto questo stimoli di più gli studenti a studiare, grazie a quest' approccio più coinvolgente e interattivo non ho notato grandi differenze di preparazione in classe. Nella mia classe sembrano tutti fare l'assegno, tutti studiare e tutti prendere votazioni quantomeno sufficienti. Se vedete questo in Italia, con ogni probabilità frequentate un istituto privato.

Allo stesso tempo il rapporto alunno-insegnate risulta essere totalmente informale. Nessuno potrà dire se è meglio dare del "lei" alle insegnanti e alzarsi quando entrano in classe o se  tenere le gambe distese sul banco mentre l'insegnante ti sta parlando come si usa fare qui. In ogni caso credo fermamente che questa informalità aiuta ad annullare le barriere che vi sono tra alunni e insegnanti e la differenza d'età. Nonostante qui l'80-90 % degli insegnati sono sotto i 40 o anche molto più giovani.

L'ambiente scolastico non è visto solo come un luogo dove imparare, esso è anche un luogo per socializzare, per organizzare tornei di birra-pong, serate in discoteca per bere e per fumare. Vengono organizzati 6 grandi eventi durante l'anno, poi ci sono altri chiamati friday-caffe, ma questi eventi sono mostruosi si può fare davvero di tutto  e nella scuola per giunta! Non sono il genere di ragazzo che è stato a due feste in tutta la sua vita, a Napoli ero pr quindi posso dire con tutta onestà che questi eventi valgono proprio la pena di essere vissuti e che in futuro meriteranno un post a parte.

Ho spaziato abbastanza sulla scuola, ma prossimamente affronteremmo anche il tema delle università danesi al cui proposito c'è davvero tanto di buono da dire.
Scrivetemi e commentate per chiarimenti e suggerite il post se vi è piaciuto!

Ps vi lascio con due foto della mia classe e di un'area interna dell'edificio ma vi prometto che arricchirò il mio blog con più materiale multimediale prossimamente !

VI SES!




lunedì 7 ottobre 2013

Uno sguardo INDIETRO alla scuola italiana !


Napoli. Scuola :  mi sveglio la mattina presto, il primo pensiero che mi tormenta è quello di controllare il diario, se non l'ho fatto la sera prima, o se il tempo da cui ho iniziato scuola non è abbastanza da memorizzare tutte le informazioni sulle entrate, le uscite e le materie nella mia testa, in tal caso è quello faccio subito dopo aver realizzato di stare per affrontare un altra giornata infernale. Nei 45 minuti che precedono la partita  mi preparo all'ingresso in campo. Si dice che l'attesa aumenta il desiderio, ma quell'attesa a me fa solo venir voglia di non essermi mai svegliato e di restare nel mio letto caldo a dormire: dal prepararmi la cartella a lavarmi i denti dopo la colazione. E' questa una dura verità, che purtroppo come me, affligge molti altri studenti italiani.

Non sarà carino da dire, ma certe cose vanno dette, io non confido nella "scuola italiana" come istituzione utile allo sviluppo culturale e interpersonale di uno studente. Saremmo più fortunati di tanti altri ragazzini penserete, che a scuola non hanno nemmeno la possibilità di andarci perchè hanno bisogno di lavorare.A tal punto vi risponderei che siamo anche 1000 km indietro rispetto a tanti altri ragazzi che frequentano "scuole" il cui nome è degno del titolo grazie a una serie di fattori di cui discuteremmo prossimamente.
Il punto fondamentale della mia non-soddisfazione riguardo la "scuola" in Italia, non è quanto sia noioso svegliarsi presto e quanto sia lunga l'attesa che precede il suono della campanella, ma il perchè di tutto questo. In due mesi vissuti qui, mi sono dato una riposta: in Italia non abbiamo stimoli!
Ambienti di studio inadeguati, metodi di insegnamento troppo vecchi, strumenti non all'avanguardia e talvolta insegnanti non interessate a trasmettere l'amore per la materia che insegnano e per cui hanno dedicato tempo prezioso della loro vita  per essere considerate in grado di poterla esercitare.

L' Italia è un paese stupendo, con un' economia che non merita di soffrire come sta facendo ora.  Come possiamo aiutare il nostro paese  se ci saranno sempre coloro che hanno diritto a un' istruzione migliore e che un giorno, potranno ripagare al meglio i rispettivi paesi che li hanno sostenuti durante la formazione.
Si raccoglie ciò che si semina e non sono sicuro che riusciremmo a ripagare il nostro paese nello stesse modo in cui faranno loro.
Il perchè di questa nostra arretratezza è che non andiamo a passo con la tecnologia e spesso rifiutiamo il progresso sottraendoci alla possibilità che esso stesso ci offre.
Questa è la scuola secondaria superiore in Italia amici, domani vi spiegherò come funziona l'istruzione in Danimarca  facendo anche qualche accenno alle università.

Grazie per l'attenzione e se condividete le cose che ho scritto suggerite il mio post cliccando su G+ in fondo e non esitate a commentare se avete qualcosa da chiedermi o da controbattere !

mercoledì 25 settembre 2013

WHY DENMARK (?)

Alcuni di voi si chiederanno: "perché ha scelto la Danimarca? Perché non andare a studiare in Australia o in Inghilterra, dove parlano l' inglese? Perché non provare a realizzare i propri sogni in America?"
Non posso negare di averci pensato a tutte queste opportunità, ma poi mi sono chiesto: "cos' è che conta veramente in questa vita?" La risposta che mi sono dato dopo un pò di tempo è stata: la felicità.



Personalmente credo che la felicità sia data da un mix di fattori che ricordo di aver notato seriamente, per la prima volta,  quando viaggiai con la mia famiglia in Finlandia, circa tre anni fa.

A Napoli, la mia città, avevamo seri problemi con i rifiuti a quei tempi: la spazzatura era troppa e non potendo essere contenuta negli appositi, dilagava per le strade ricoprendo marciapiedi e ostacolando pedoni e automobili. Se avessi raccontato una cosa del genere a un cittadino finlandese con ogni probabilità non mi avrebbe creduto, infatti in Finlandia rimasi stupito dal rigoroso senso civico della gente. Le prime cose che notai erano: zero criminalità e zero disordine. Sembrava essere un orologio perfetto, i cui ingranaggi si muovevano nei modi e nei tempi giusti permettendo alle lancette di segnare sempre l'ora esatta.
 Forse vi chiederete cosa c'entra questo con la Danimarca. Norvegia, Finlandia, Svezia e Danimarca sono i quattro paesi scandinavi e sono simili per molti fattori. Avevo puntato questi quattro paesi, ma dovevo decidere in quale avrei voluto vivere la mia esperienza.Come avrei fatto a decidere dato che si somigliavano per moli aspetti e per giunta ne avevo visitato soltanto uno (?)

Optai per il paese che sorrideva di più. Nell' ultima statistica condotta questo anno dal guru della Columbia University in collaborazione con il segretario generale dell' ONU, della hit parade del "il mondo che sorride" la Danimarca figura al primo posto  come paese più felice del mondo, seguita da un altro paese scandinavo, la Norvegia. Questa statistica tiene conto di sei fattori differenti: pil, durata media della vita, avere qualcuno su cui contare, libertà di fare le proprie scelte di vita, libertà dalla corruzione e generosità.

Non avrò mai il tempo di visitare approfonditamente tutti i paesi del mondo e poter verificare quale sia quello in cui si vive meglio, ma questo paese amici, ha tutte le carte in regola per poter essere il paese più sorridente e lo è! 
L'organizzazione, la stabilità economica, la quasi assenza di corruzione e criminalità e la naturalezza delle persone rendono la bandiera rossa con la croce bianca la numero uno !!!

Nei prossimi post vi descriverò alcuni aspetti della vita sociale in Danimarca che mi colpiscono e ancora, vi spiegherò meglio perchè questo paese è giudicato essere il più felice sia dalla prospettiva di noi ragazzi, sia da una prospettiva un pò più adulta.
Se vi è piaciuto il mio post vi pregò di consigliarlo anche agli altri, cliccando il tasto G+ in basso all'articolo.
Grazie e a presto. (Vi ses)


giovedì 19 settembre 2013

Never back down.

Questo è il mio primo post e sono contento che possiamo imparare già qualcosa di importante, infatti in questo articolo voglio farvi capire quanto sia importante non arrendersi, ma lottare, per affermare le proprie idee e far realizzare i propri sogni.

Due anni fa circa, quando visitai la Finlandia pensai per la prima volta alla possibilità di poter diventare un exchange student, un cittadino del mondo. Ero affascinato dall'idea di imparare una nuova lingua, conoscere  nuove persone e adattarmi a un nuovo stile di vita, ma di questo vi parlerò più specificamente nel prossimo post: "Perchè Danimarca".
Col passare del tempo, cresceva sempre di più in me il desiderio di diventare un exchange student, ero convinto della scelta ed ero determinato, così presi tutte le info necessarie con la mia famiglia e feci domanda a AFS, la più grande organizzazione che gestisce gli scambi interculturali a livello internazionale.

Mi sento in dovere di aprire una breve parentesi  a proposito di Intercultura, raccontandovi la mia esperienza con quest'ultima.
Feci domanda per AFS lo scorso settembre, ricordo che c'era una selezione per vincere il concorso, in quanto il numero di domande era elevatissimo e i posti, anche se in numero maggiore rispetto all'anno precedente, non bastavano per tutti. In realtà non erano sufficienti neanche per accontentare la metà dei concorrenti.
Per vincere il bando venivano presi in considerazione vari criteri: la fascia economica di appartenenza, la media scolastica e le destinazioni richieste dai partecipanti.
Prima ancora di poter prendere parte al concorso era necessario essere ritenuti idonei superando test psicologici e motivazionali i quali venivano svolti nella sede della propria città.
Fui ritenuto idoneo e mi impegnai al meglio per compilare tutte le documentazioni necessarie: pagine e pagine di testi da scrivere, foto da allegare per non parlare delle preferenze e delle miriadi di firme da sottoscrivere. Tutto questo prese non poco tempo a me e alla mia famiglia, come a tutti gli altri partecipanti che consegnarono il fascicolo in tempo del resto. Ricordo che alla consegna del fascicolo il numero di concorrenti che facevano capo alla mia sede era dimezzato. Il perchè era evidente, fu un lavoro immane.
Ci consigliarono di inserire quante più preferenze di destinazioni possibili, ma ci dissero anche che, qual ora non avessimo raggiunto un punteggio sufficiente per una delle nostre preferenze, avrebbero provveduto a suggerirci un'altra destinazione.
Inserii quattro preferenze su dieci disponibili perchè avevo la fissa per i paesi Scandinavi, inoltre avevo una media molto alta quindi ero sicuro di farcela.
Mesi e mesi di test, incontri, discussioni con la famiglia, per ricevere una lettera dal significato poco chiaro.
Non ricordo quello che mi scrisse AFS, molto probabilmente perchè il messaggio di quella lettera era incomprensibile, non solo per me ma anche per i miei genitori. Così la sera chiamammo la sede e ci spiegarono il significato di quella lettera: ero stato ritenuto idoneo ma allo stesso tempo non avevo raggiunto un punteggio adeguato per le destinazioni e a differenza di quanto ci avevano detto in precedenza, non mi avrebbero suggerito nessun' altra destinazione a causa della scarsità di posti.
Dopo aver ascoltato quelle parole mi chiusi in camera e inizia a pensare: "è finita, ho perso tutto, qualcun'altro partirà al mio posto e vivrà l'esperienza che ho bramato per mesi, l'esperienza per cui ho lottato tanto". Dopo di che, scagliai un calcio alla porta delle mia camera, provocandomi una contusione al piede.

Ero arrabbiato, molto arrabbiato, ritenevo quel sistema sbagliato.
Uno dei miei pregi o forse uno dei miei difetti, dipende da che punto di vista lo si guarda, è quello di non riuscire ad accettare la sconfitta e quella per me era più che una sconfitta.
Quella sera stessa decisi che avrei continuato a lottare, come avevo lottato per i nove mesi precedenti: quella sfida era troppo importante per me e non volevo perderla. Trasformai rabbia e abnegazione in forza di volontà e mi misi in cerca di altre compagnie che organizzassero scambi interculturali, il compito era arduo perchè era molto tardi, era Marzo.
Dopo due giorni di intense ricerche trovai STS, il  lasciapassare per il mio "film" in bianco e nero di exchange, che avevo messo in pausa a causa di Intercultura e che ora potevo colorare di realtà.
In due mesi mi affrettai a completare le procedure e a fare i test, ormai ero un esperto. Era fatta e avevo anche la possibilità di scegliere la destinazione che mi interessava senza dover giocare al SuperEnalotto come nel primo caso.
La mia esperienza da studente straniero doveva ancora iniziare ma avevo già imparato una lezione di vita: NON ARRENDERSI MAI !


Never Back Down !